Andrea Lippi
Bologna, il Mulino, 2019, pp. 188
L’autorità, considerata da molti come «il grande malato contemporaneo per eccellenza», è al centro dell’opera di Andrea Lippi, “Dinamiche di legittimazione politica”. È lo stesso Autore a precisare che la trattazione si concentra su un preciso tipo di autorità, l’autorità politica, e riguarda soprattutto «i modi mediante i quali è investita del suo ruolo, le ragioni e il senso del suo essere e del suo agire, i meccanismi dell’accreditamento» (p. 10). In particolare, oggetto della monografia sono questi meccanismi (che prendono il nome di processi di legittimazione), che «sostengono (o indeboliscono) la legittimità iniziale, la mettono in discussione o ne propongono riconversioni o discontinuità, istituzionalizzazioni o deistituzionalizzazioni» (p. 12). Attraverso una lettura di tipo analitico, il volume sistematizza e organizza il concetto di legittimazione in relazione a quello di legittimità, dal quale non è scindibile, illustrandone definizioni, forme, dinamiche, fino a proporne una tipologia. Il primo capitolo muove da un dato di fatto, la cosiddetta crisi di legittimità, esaminata sotto i profili della polity (lo stato), della politics (la rappresentanza) e della polity (la governance), per occuparsi delle dinamiche «mediante le quali l’autorità politica nei regimi democratici contemporanei continua a cercare di essere giustificata, argomentata, reputata valida e credibile, dunque, legittimata» (p. 17). Nel secondo capitolo si approfondisce il concetto di autorità, distinguendolo da quello di potere, soffermandosi su come si istituzionalizzi, seguendo il paradosso di Popitz “che cos’è che trasforma il brigante in un sovrano?” La prima parte (più teorica) in cui è idealmente suddivisibile il libro termina con il «problema centrale dell’autorità, che è quello di diventare tale, essere conforme ad una prescrizione precedentemente formulata, e quindi autorizzata ad essere tale, e poi di continuare ad essere rispettata come tale o adeguarsi alle eventuali sollecitazioni che la mettono in crisi» (p. 45). Il terzo capitolo dedicato allo studio della legittimità e il quarto a quello della legittimazione permettono di comprendere il medesimo fenomeno (l’autorità) da un punto di vista rispettivamente statico e dinamico. La seconda parte (più analitica) della pubblicazione si focalizza, nel capitolo quinto, sugli effetti di ibridazione che i processi di legittimazione hanno sull’autorità; mentre, nel capitolo sesto, sul tema delle legittimità multiple osservabili nei sistemi politici contemporanei, i loro assortimenti (legitimacy mix) e la teoria del riconoscimento di Alessandro Pizzorno. Il settimo capitolo offre una sintesi attraverso una tipologia che, incrociando le dimensioni analitiche del fine e del mezzo della legittimazione, individua quattro dinamiche di legittimazione («legittimazione dimostrativa», «legittimazione funzionale», «legittimazione rappresentativa» e «legittimazione allusiva»). Per quanto non vi siano riferimenti all’attualità, il lettore potrà avere la sensazione di trovarsi di fronte ad un discorso che affronta temi cruciali del tempo nostro, quello «dell’insicurezza su chi deve comandare, perché e a quale titolo» (p. 160). È lo stesso Autore, nell’ottavo e ultimo capitolo, a chiarire come la rilevanza del concetto di legittimazione, una «dimensione costitutiva della politica» (p. 157), «non è relativa alla contemporaneità (…) ma è nella contemporaneità che assume una particolare criticità relativa alla crisi dell’autorità nei regimi democratici e alle molteplici forme di ricostruzione di senso che presentano due tratti emergenti» (p. 158) della de-istituzionalizzazione e della frammentazione. Se «la capacità democratica di “trasformare briganti in sovrani” (…) dipende (…) dalla capacità di alimentare, assemblare e controllare le combinazioni tra legittimazione differenti» (p. 163), le conclusioni del volume suggeriscono di tener conto che: «le dinamiche di legittimazione non sono tutte uguali, e non hanno il medesimo peso, pur avendo tutte delle controindicazioni»; «le dinamiche di legittimazione sostengono l’autorità quando sono legitimacy mix efficaci»; la loro scelta «deve avvenire in pubblico» (p. 167). Queste tre riflessioni finali sono accompagnate da un monito che sembra richiamare quello contenuto nella citazione di Herman Melville posta in esergo: il «dilemma della legittimazione (…) è il dilemma del futuro di una comunità di destino». Negandone o sminuendone la portata, si corre il rischio che, «come nella notte scura di Re Lear, non ci siano più sovrani ma restino solo briganti» (p. 168)
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